Il 25 Giugno si è svolto, nell’ambito della Festa del Beato Pier Giorgio Frassati, un incontro tenuto da Don Vincenzo Catani e Pier Giorgio Bighin psicoterapeuta e scrittore. L’evento è stato finanziato dal progetto: “Community for Young”che prevede incontri culturali fra i giovani. La serata é stata in incentrata sul racconto si due bellissime storie di devozione mariana. La Madonna della navicella (che a Chioggia si festeggia proprio oggi) che soccorse i chioggiotti quando il 14 giugno 1584, un periodo di relativa prosperità ma di grande corruzione, scoppiò in città una terribile tempesta. L’altra storia: il voto che fece una città intera alla Madonna e che viene rinnovato ogni anno dai sambenedettesi l’8 dicembre e nel corso dei nove giorni che precedono la festa dell’Immacolata . Era I’estate del 1855 e San Benedetto era attraversata da un’epidemia colerica, che stava producendo tanti lutti e disperazione. Allora, come oggi, la Madonna chiede la nostra conversione e di ricorrere alla sua intercessione. Occorre la fede semplice ma forte di una volta, del popolo e dei suoi pastori. Di seguito, la testimonianza di una partecipante all’incontro.

“La devozione mariana è stata la protagonista della serata di ieri. Piergiorgio Bighin e don Vincenzo Catani hanno aperto una finestra sul passato per raccontarci, facendola rivivere nel presente, la fede del Popolo marinaresco alla Vergine Maria, alla quale chiedere aiuto nei momenti bui della vita. A Chioggia come a San Benedetto la Madonna è la Mamma celeste, la porta alla quale bussare per approdare nel porto sicuro del Figlio. Le apparizioni chioggiotte, narrateci dal caro Lolli, risvegliano nel mio cuore un’autentica speranza ma, insieme, anche la consapevolezza di una necessaria conversione che ci spalanchi alla salvezza. Come la Vergine Maria ha detto nel 1508 a Baldissera Zalon (semplice guardiano di orti): se lei non fosse intervenuta la tempesta non sarebbe cessata ma, soprattutto, ha indicato la necessità di conversione del popolo di Chioggia mostrando il corpo straziato del Figlio a causa dei loro peccati. Mi colpisce questa apparizione perché la Madonna compie qui due miracoli: uno visibile agli occhi, materiale, ossia la cessazione del temporale; l’altro, invisibile agli occhi ma per questo essenziale, della guarigione spirituale dei chioggiotti, spronati a risvegliare la loro fede sopita e smossi dall’amore della mamma celeste verso l’umanità peccatrice. Lo stesso duplice miracolo accade a San Benedetto, in occasione dell’epidemia di colera del 1854. Don Vincenzo ce lo ha raccontato con un pathos sorprendente: quando il Popolo è prostrato e sfinito è lì che desidera tornare alla fonte, è lì che il cuore si scioglie in un grido di aiuto. È alla mamma che si chiede aiuto e ci si pente del male compiuto per desiderare un cambiamento fisico e spirituale. Mi ha colpito molto che tutta San Benedetto, accompagnata dai sacerdoti, sia andata ad implorare l’ausilio della Madonna dell’Addolorata e lei li ha esuaditi, donando la Grazia del termine del flagello! E la gente ha risposto con un grato ardore di fede, perpetuando le promesse alla Vergine ogni anno. Un Popolo unito, stretto nel dolore e nella sofferenza fisica, ma anche attanagliato dalla poca fede e povertà interiore, può ugualmente tanto se si affida a Maria, la quale risana le ferite perché ci riconduce al Figlio e ci protegge col suo manto. Lì è pronto un posto per ciascuno di noi, anche per me, basta aprirsi alla volontà di Dio. È bello perché tutto ciò era vero ieri come oggi. Ci sono tante forme di colera, come diceva don Vincenzo, anche al nostro presente, soprattutto disperazione e mancanza di senso: al tempo stesso, però, sappiamo di poter ricorrere all’abbraccio di una Mamma che ci aspetta da sempre e ci solleva da ogni male.”

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