In questo tempo di inattività forzata abbiamo modo di riflettere sulle attività che nei mesi scorsi alcuni hanno intrapreso ex novo. Le nuove generazioni che si affacciano alla vita hanno modo, tra noi, di fare esperienze non solo “spirituali”, ma anche di osservazione e trasformazione della realtà. Frassati amava l’orto ed il giardino, Chesterton diceva che la felicità è qualcosa di concreto come l’agricoltura… è tempo di far andare le mani, allora!
La mia esperienza con l’orto della Contea è un po’ travagliata. Marco e Federica mi hanno proposto questa responsabilità mentre ero ospite a pranzo a casa loro. Io ho accettato subito ma in realtà era un impegno che non volevo prendere. Ero convinto di essere troppo occupato tra università ed ansie varie per fare anche questa cosa. Fortunatamente mi sbagliavo e col tempo me ne sono reso conto. Mi ha fatto riscoprire il bello di arrivare puntuale alla Contea il sabato. Non solo, mi ha anche permesso di ricominciare un lavoro educativo intenso con i ragazzi, che un po’ avevo messo da parte. Essere occupato non mi ha impedito di stare con i miei amici, mi ha dato un modo in più per stare con loro coinvolgendoli in quello che faccio. Lavorare all’orto mi piace molto, posso dire di essermi affezionato a quella lingua di terra e alle piantine che ci ho piantato. Vedere che da una settimana all’altra quella pianta di zucchine è cresciuta mi dà una grande soddisfazione, soprattutto perché l’ho curata io. Lavorare la terra mi libera la testa e mi fa riflettere su come spendersi per qualcosa porta i suoi frutti. Inoltre, ora che andare a zappare è l’unico modo per uscire di casa, sono molto grato che mi sia stata fatta questa proposta.
Matteo Mozzoni
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