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Lo Stabat Mater


Venerdì santo 29 marzo, presso il Centro Educativo “La Contea”, la Compagnia teatrale “Pochi ma buoni come i maccheroni” ha messo in scena lo “Stabat Mater”, la sacra rappresentazione del pianto della Vergine.

Questa meravigliosa preghiera è stata tratta dalla Lauda di Jacopone da Todi, religioso e poeta italiano venerato come beato dalla Chiesa cattolica.

Il testo è in volgare umbro, intervallato da canti tratti dal Laudario di Cortona e con ogni probabilità risale alla fine del Duecento, in quanto è questa la datazione del codice in cui si trova la sua più antica attestazione con notazione musicale.

Questa rappresentazione è un gesto antico e molto caro al popolo cristiano: nel Medioevo e ancora oggi, infatti, ha la funzione di rendere visibili gli avvenimenti più cari e significativi della nostra Fede. Attraverso gli occhi della Vergine Maria, sua madre, si rende ancora una volta vivi quei fatti narrati dalle Sacre Scritture, favorendo la commozione e la partecipazione attiva da parte dei fedeli spettatori.

Il profondo silenzio che ha dominato la Contea dopo lo spettacolo è stato più forte di tanti applausi, rendendo evidente la riuscita della rappresentazione e il rispetto per la sacralità del momento.

Ecco qui di seguito le testimonianze delle due attrici principali:

Interpretare la Maddalena allo Stabat Mater non è stato semplice per me. Sono state molto utili le spiegazioni di ciò che provava lei in quel momento fatte dallo staff della “Pochi ma buoni”. Per riuscire ad essere più fedele possibile al suo personaggio durante le prove e nella recita, ho immaginato tutto quello che lei poteva provare in quel momento, il dolore, l’angoscia, la paura nel vedere il suo migliore amico crocifisso. Questa recita mi fa pensare a quanto male faccio a nostro Signore ogni volta che commetto un peccato, perché lo vedo con i miei occhi. Sicuramente questo ruolo mi ha aiutato a partecipare con più devozione e raccoglimento al mistero della Pasqua.

Elisa


Appena mi hanno chiesto di interpretare la Vergine Maria sono rimasta un po’ interdetta perché in generale è un personaggio difficilissimo, in più, dovevo rappresentarlo nel momento più doloroso della sua vita: durante la morte di suo Figlio. Ho deciso comunque di dire di sì a chi mi aveva dato fiducia e per provare a fare un buon lavoro ho provato a capire come potesse sentirsi in un momento così doloroso. Non era la prima volta che interpretavo questo personaggio, ma mi sembra che ogni anno che facciamo questa rappresentazione io riesca a capire qualcosina in più su Maria e soprattutto sul mistero della morte in croce di Gesù per salvarci dai nostri peccati. Rappresentare lo Stabat Mater il venerdì santo penso sia una cosa bellissima perché ti fa tornare a casa con la consapevolezza che quello che hai visto rappresentato in forma teatrale è accaduto veramente. Spero che riusciremo a farlo tutti gli anni.

Maria Chiara



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