Di seguito riportiamo un commento di un’educatrice della Giornata di Inizio anno dell’Opera Chesterton, tenutasi a Santa Lucia lo scorso 17 ottobre.
È la prima volta che partecipo alla giornata di inizio anno dell’opera “G. K. Chesterton” che si è svolta nella magnifica cornice del centro educativo “La Contea”. Luogo che ammalia per la sua semplicità e, come ho notato in tutti i momenti aggregativi dell’opera a cui ho avuto il piacere di partecipare, “La Contea” ha una particolarità in più rispetto a tanti altri contesti. Nell’osservare un luogo che, ad un primo superficiale sguardo, sembrerebbe soltanto utile a svolgere delle attività ludiche o ricreative, vedere molti adulti tutti lì riuniti per lo stesso motivo mi ha trasmesso una consapevolezza piena di significato: c’è un motivo più grande che spinge molte persone di diversa età ad essere lì. Con questa sensazione nell’aria, il momento dedicato alla Santa Messa viene seguito da un piacevole coffee-break di accoglienza offerto dalla Scuola Alberghiera Chesterton che ci accompagna verso un momento atteso da molti, ovvero l’intervento tenuto da Padre Andrès Bonello. Anche qui, questa presenza sembra essere familiare e affezionata a tanti presenti. In poco tempo nel suo colloquiare con la platea si instaura un clima di intimità, quasi come se fossimo nel salotto di una casa, dove ci siamo addentrati nelle tematiche più angoscianti per l’uomo: la morte, la paura, le preoccupazioni dei genitori e la fede. Argomento cardine della mattinata è “educare”, inteso come un cammino verso la felicità. Per me che svolgo l’incarico di educatrice nel servizio di assistenza domiciliare ai minori svantaggiati con la “Capitani Coraggiosi” stento un po’ a credere che possa essere visto così il mio compito, visto l’impervio compimento di questo ruolo. Infatti, laddove si incontra molta umanità sofferente e perlopiù persa, tutto ciò sembra inconciliabile con il termine felicità. Ma la verità è che il cammino di cui parlava Padre Andrès non era rivolto agli utenti o ai ragazzi da educare, ma a noi stessi, protagonisti di questo percorso verso la felicità, alimentato dal potente circuito delle tre virtù teologali. La fede di credere ancora in Qualcuno, la speranza di sapere che anche la situazione più difficile ha in serbo per noi qualcosa di sorprendentemente speciale e la carità, che è la virtù più grande di tutte, che è ciò che anima con gratuità il nostro agire nella vita e nel lavoro. Un percorso che la vita quasi ci impone, che ci piaccia o no; a costo di pagare la peggiore alternativa: l’infelicità! Così si è dato il via al tema dell’anno che coinvolgerà tutte le attività educative dell’opera, intonando insieme il canto “Sulla collina” con l’augurio a tutti di un buon lavoro! “.
Chiara Izzi, educatrice di assistenza domiciliare ai minori svantaggiati presso la Cooperativa Capitani Coraggiosi
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